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Il Giro dell'Etna - 100 km Ciclopedalata
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Il Giro dell'Etna - 100 km Ciclopedalata

CICLISMO - CARRETERA
Trecastagni Trecastagni
trecastagninbici
Creado el 16/6/2021
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Descubre este recorrido de bicicleta de 113,7 km cerca de Trecastagni. Presenta un desnivel acumulado de más de 1680m.

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      L’Etna che scorre dinanzi agli occhi di un ciclista ha il ritmo di una carrellata cinematografica, che diventa ora lenta e cadenzata dalla fatica nei tratti di salita e improvvisamente accelerata appena dopo lo scollinamento. Il paesaggio vulcanico accoglie il ciclista e lo assorbe in un mondo fatto di luoghi singolari e sorprendenti. A partire dai centri abitati che stanno lì da secoli in mezzo alle lave e che di basalto sono spesso costruiti. Come l’elegante chiesa madre di Trecastagni, dedicata a San Nicolò, monumento rinascimentale nel quale la pietra nera del vulcano è stata trasformata dall’uomo sino a farla diventare inno alla bellezza. Oppure – dalla parte opposta dell’Etna- il tempio di S. Maria a Randazzo, imponente chiesa-fortezza che ostenta la sua solida struttura di basalto. Anche se può sembrare a prima vista incomprensibile, il visitatore si accorgerà in fretta che la mano dell’uomo è presente dappertutto nelle terre vulcaniche. L’Etna pur essendo uno dei luoghi della Terra in cui la natura appare massimamente selvaggia e incontenibile è infatti anche un’area con elevata densità abitativa. Per secoli l’etneo-contadino ha picconato con enorme fatica le colate antiche per ottenere vigne e campi fertili, pur essendo consapevole che il rischio di un nuovo evento invasivo è sempre presente. Migliaia di chilometri di muretti a secco hanno così finito col delimitare i terrazzamenti e le proprietà, costruendo un paesaggio singolare basato su un precario accordo tra uomo e vulcano: io coltivatore sfrutto la fertilità della terra e tu, vulcano Etna, esprimi la tua esuberanza senza esagerare troppo, una colata di qua, una di là, un po’ di esplosioni dalla vetta, molti rivoli infuocati giù nel deserto della Valle del Bove. In realtà, ammettiamolo, un accordo impari, perché condizionato dalle intemperanze di un vulcano ( attivo da “appena” 500 mila anni) che si comporta secondo i tempi della geologia e non certo in accordo con la modesta durata della vita umana. Ci sono così generazioni che hanno vissuto sotto piogge insistenti di ceneri e lapilli e altre che per decenni hanno assistito solo a modeste attività sommitali. Insomma pedalando tra campi, che poi lasciano il posto a foreste e subito dopo ancora a fiumi di lava pietrificata, bisogna semplicemente ricordare che l’abitare il vulcano non è atto di sconsiderata incoscienza, ma come tutte le scelte umane è frutto di ragione e passione. Da una parte il freddo calcolo delle probabilità aiutare a ridimensionare notevolmente l’incidenza del rischio vulcanico a livello di singolo nucleo familiare (capiterà proprio a noi?), dall’altra la concreta opportunità di godere della multiforme ricchezza di un territorio che attrae e seduce, che nasconde ricche falde idriche grazie anche alla neve che si deposita sulle sue zone sommitali. Noi etnicoli sappiamo del resto che stare a osservare quegli zampilli rossi che sgorgano lassù dai crateri ci aiuta ad avere una identità comune, una appartenenza condivisa che supera le barriere culturali e di ceto. In più qualche volta abbiamo anche la fortuna di poter ammirare gli “effetti speciali” direttamente dalla finestra di casa: basta semplicemente scostare le tende che permettono di accedere al nostro personale osservatorio etneo. Non resta quindi che godersi i volti dell’Etna, che sono diversi da un versante all’altro. Con le vedute che cambiano man mano che si macina strada intorno al cono, che in realtà cono non è, visto che è tempestato da oltre 150 crateri avventizi e da morfologie del tutto diverse. Buona pedalata dunque nel “pianeta Etna”, con l’augurio che l’immersione nel paesaggio vulcanico possa risultare anche per voi una esperienza indimenticabile, come raccontano decine di diari lasciati dai viaggiatori dei secoli scorsi.
    

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